Violenza sulle donne

Uscire dal circolo vizioso della violenza si puo’: ritornare in contatto con l’essenza di Se’ e’ fondamentale per evitare il rischio di “perdersi nell’altro” e diventare la “vittima per antonomasia” in un rapporto controllante e violento. NON SEI SOLA. NON SEI SBAGLIATA.

Il percorso terapeutico e’ necessario per riprendersi in mano la propria vita, riconettersi con se stesse e ridiventare “intere.”

Diamo i numeri:

Chi subisce più violenza tra uomini e donne?

“I dati mostrano per il 2022 un aumento del numero di donne uccise da parenti (0,14x100mila donne, 0,10 nel 2021) nei casi in cui si è scoperto l’autore, il 92,7% delle donne è vittima di un uomo. (Salute.gov.it)

In Canada è stato rilevato (2007) che il 7% delle donne ed il 6% degli uomini sono stati oggetto di abusi dal partner e che le vittime femminili di violenze domestiche coniugali avevano probabilità di essere ferite in più del doppio dei casi rispetto alle vittime maschili, hanno temuto per la propria vita nel triplo dei casi, nel doppio sono state soggette a stalking o hanno subito più di dieci episodi di violenza.[149]

In USA, il Centers for Disease Control riportò che nel 2011 2.9 milioni di uomini sono stati vittime di violenze domestiche contro 4.8 milioni di vittime donne.[151]  (Wikipedia)

Risorse:

https://www.demetradonne.it/cose-la-violenza/

1522 – il numero antiviolenza 24 su 24, 7 giorni du 7

Ansia da Lavoro

Ho recentemente collaborato a questo articolo con l’azienda Talent’s Angels! Check it out…

Gestire l’ansia a lavoro, i 5 consigli della psicologa

Ritmi frenetici, scadenze pressanti, competitività, orari di lavoro troppo pesanti: lavorare non è sempre facile. Una delle problematiche che più di frequente affligge oggi i lavoratori è l’ansia da prestazione lavorativa. Abbiamo chiesto alla psicoterapeuta Silvia DaRe cinque consigli pratici per poter gestire l’ansia a lavoro.

Gestire l’ansia a lavoro, i 5 consigli della psicologa

Tornare in ufficio mi mette l’ansia

Questo progetto mi sta mettendo un’ansia…”

Sono frasi che si sentono abbastanza spesso.

Si sa, non sempre il lavoro è facile: ci sono incarichi difficili da terminare, magari pure in tempi brevi, diverse attività da portare avanti in parallelo, cambiamenti organizzativi dell’ultimo minuto, ambienti particolarmente competitivi… la lista delle possibili fonti di stress sul lavoro è lunga.

Cosa succede, però, quando certi fattori negativi iniziano ad impattare sul nostro stato d’animo, con effetti sia sul corpo che sulla mente?

Una delle problematiche che più di frequente affligge i lavoratori è l’ansia da prestazione lavorativa che, a lungo andare, può causare conseguenze dannose per la crescita professionale e per il raggiungimento dei propri obiettivi di carriera.

Che cos’è l’ansia

È importante fare una precisazione: l’ansia è assolutamente normale. Questa, infatti, è uno strumento adattivo che ci consente di affrontare eventi o situazioni percepite come minacciose o pericolose.

Se presente nelle giuste quantità, permette di attivare meccanismi che rendono la nostra mente più vigile e reattiva all’ambiente esterno, aiutandoci così a trovare con maggior facilità le soluzioni giuste anche in situazioni particolarmente avverse.

Tuttavia, esistono casi in cui l’ansia può arrivare a superare i livelli ottimali, diventando quindi patologica. Stiamo parlando proprio dell’ansia da prestazione e si presenta come una combinazione di pensieri, emozioni, sensazioni fisiche e impulsi di evitamento della situazione ansiogena.

I sintomi tipici dell’ansia da prestazione sono:

  • sudorazione eccessiva
  • tachicardia e palpitazioni
  • difficoltà a concentrarsi
  • problemi di memoria
  • sensazione di mancamento fisico
  • tremori e tensione muscolare
  • secchezza della bocca
  • nausea
  • respiro affannoso
  • problemi del sonno, come difficoltà nell’addormentarsi e frequenti risvegli notturni

Solitamente l’acutizzazione dei sintomi avviene in concomitanza con l’avvicinarsi dell’evento o della situazione fonte dell’ansia, ma nei casi in cui questa diventa patologica, possono comparire in episodi con cadenza mensile, arrivando fino a presentarsi per più volte al giorno nei casi più gravi.

gestire ansia a lavoro

L’ansia sul posto di lavoro

Nell’ansia da prestazione lavorativa il soggetto vive uno stato di perenne apprensione e può essere vissuta in diversi modi. Generalmente ne soffrono le persone con un’eccessiva sensibilità al giudizio altrui e che temono l’errore.

I suoi sintomi sono in genere angoscia, paura, sensazioni di incapacità, che talvolta sfociano in veri e propri attacchi di panico. Tali sintomi non si attenuano né con l’esperienza maturata nel tempo, né con i feedback positivi del datore di lavoro o dei colleghi, ma solo nei momenti di “sospensione” dal contesto lavorativo, come il fine settimana o l’inizio delle ferie, per poi ripresentarsi al momento del rientro sul posto di lavoro.

Un altro sintomo che può presentare chi soffre di ansia da prestazione lavorativa è la tendenza a “rimuginare” eccessivamente, interpretando ciò che viene detto o fatto in maniera negativa.

Chi ne soffre tende a portare le proprie paure e frustrazioni anche negli spazi extra-lavorativi, apparendo stanchi, abbattuti, troppo silenziosi o logorroici, con effetti negativi nelle proprie relazioni affettive.

Come gestire l’ansia a lavoro, i 5 consigli della psicologa

Se ti sei rivisto nel quadro sopra elencato, sappi che sei in buona compagnia. Secondo i dati raccolti dall’OMS nel 2021, più di 300 milioni di persone nel mondo soffrono di disturbi mentali legati al lavoro. In Europa, un lavoratore su quattro ritiene che il lavoro incida negativamente sulla propria salute.

Tuttavia, il detto “mal comune mezzo gaudio” non vale quando si parla di salute psicofisica. Come trovare rimedio, quindi? Innanzitutto, riconoscendo il problema; successivamente, chiedendo aiuto ad uno specialista.

Abbiamo chiesto alla psicoterapeuta Silvia DaRe di darci cinque consigli pratici per poter gestire l’ansia a lavoro.

1. Considera di comunicare i tuoi problemi di ansia da lavoro al tuo manager

Condividere le proprie problematiche relative all’ansia nell’ambiente di lavoro con la persona deputata ad accogliere tali confidenze può essere molto utile. Ovviamente questa è una scelta personale di cui devi sempre considerare costi e benefici. Infatti, è fondamentale che tu ti senta a tuo agio con il manager con cui ti confronterai e non tema possibili ritorsioni.

2. Confrontati rispetto a precedenti esperienze lavorative

Spesso, soprattutto se siamo colpiti dalla sindrome dell’impostore, abbiamo bisogno di confrontarci con qualcuno che ci permetta di avere un feedback realistico sulla nostra performance. Potrebbe essere utile discutere delle precedenti esperienze lavorative con un collega fidato o un amico, in modo da evidenziare punti di forza e punti che necessitano miglioramento relativamente alla nostra prestazione professionale.

Questo può aiutare a fare chiarezza rispetto possibili patterns negativi che si ripetono nelle nostre esperienze lavorative, consentendoci di confrontarle all’ambiente lavorativo presente. Inoltre, potremmo notare che precedenti esperienze lavorative ci hanno lasciato una sorta di ansia lavorativa attaccata, un piccolo trauma. In questo caso dovremo cercare aiuto per lavorare specificatamente su quello.

3. Richiedi aiuto a un consulente specializzato

Quando abbiamo a che fare con sintomi di ansia nell’ambiente lavorativo, e non abbiamo alternative nel presente per cambiare quell’ambiente lavorativo, possiamo solo accettare di provare ansia e quindi trattarla. Un terapeuta o un coach possono aiutarti a identificare dei pensieri rimuginativi e dei coping styles disfunzionali, aiutandoti a creare delle strategie efficaci per la gestione dell’ansia migliorando la tua esperienza al lavoro.

4. Prendersi del tempo libero e sana routine

Prendersi un giorno libero se ci si sente particolarmente sopraffatti dall’ansia è assolutamente fondamentale. L’ansia generalizzata e una condizione clinica che richiede trattamento e richiede riposo, esattamente come una malattia fisica. È quindi importante utilizzare il tempo libero al meglio per prendersi cura di sé stessi e magari per connettersi con il proprio terapeuta.

Spesso viene dimenticato come anche i nostri bisogni di base siano fondamentali nella regolazione dell’ansia: dormire bene, assumere un’adeguata quantità di acqua, avere una dieta equilibrata, muoversi regolarmente e praticare un’igiene adeguata sono fondamentali per aiutarci a mantenere un adeguato equilibrio psicofisico.

5. Un ultimo consiglio e una breve visualizzazione

Noi tutti conosciamo il famoso detto, “Conosci te stesso,” un’espressione greco antica che voleva indurre gli uomini a riconoscere la propria limitatezza e finitezza. Creare spazio nella nostra vita per consentirci di fare una pausa ed ascoltarci, è essenziale.

Trovare pochi minuti all’inizio della giornata per iniziare la nostra routine in modo mindful* può essere molto d’aiuto nella gestione dell’ansia lavorativa. Questa mindful routine può essere semplicissima quanto dedicare un paio di minuti ad un respiro intenzionale, magari un respiro diaframmatico che ci aiuta immediatamente a liberare le spalle da ogni tensione.

Se vogliamo, possiamo aggiungere a questa pratica – che possiamo ripetere più volte al giorno – una semplice visualizzazione. Comodamente seduti a terra, con la schiena appoggiata ha una parete, con occhi chiusi o occhi che fissano un punto davanti a noi, immaginiamo di essere solidi come una montagna. Dobbiamo porre attenzione al respiro che sentiamo rilassante e adeguato a quel particolare momento. Se arrivano dei pensieri negativi durante la visualizzazione li possiamo immaginare come nuvole che sorvolano la montagna e farle allontanare dal vento, lasciando la montagna solida e inalterata.

Se soffriamo di ansia lavorativa, questo inevitabilmente intaccherà altre aree della nostra vita, e quindi a maggior ragione dobbiamo accettare l’ansia e imparare a gestirla, da soli o con l’aiuto di un professionista.

 Hai il dubbio che sia giunta l’ora di cambiare lavoro? Ti può essere utile questo nostro articolo: 5 segnali che è ora di cambiare lavoro.

*Mindful: Essere cosciente o consapevole di qualcosa. Focalizzare la propria consapevolezza sul momento presente, soprattutto come parte di una tecnica terapeutica o meditativa.

Silvia-DaRe

Silvia DaRe

La dottoressa Silvia DaRe è una psicologa e psicoterapeuta specializzata nel trattamento del trauma semplice e complesso utilizzando tecniche quali EMDR e IFS, unito a tecniche di mindfulness e interventi di tipo dialettico – comportamentale. La dottoressa DaRe lavora tra l’Italia e gli Stati Uniti.

Do it for yourself

How to take care of yourself, and be there for others

In psychology, taking care of yourself becomes a fundamental principle for achieving personal and social well-being, because it means accepting yourself. Working on your self-esteem and self-care, with daily gestures that take personal needs into account, is an important first step. The role of the therapist, in this case, becomes that of accompanying the person who does not take care of themselves on a path of change and supporting them in achieving this important goal.

“Self-care” comes from the ancient Greek expression epimèleia heautou, an articulated and complex concept dating back to the philosophy of Socrates. This concept, of great importance now as then, referred to the ability to look at what is happening inside us and outside of us, with the aim of questioning and knowing ourselves through a continuous internal dialogue with ourselves.

Taking care of yourself: what does it mean?

Taking care of yourself means listening to yourself to understand your needs, loving yourself and thinking about your physical and mental well-being. It is necessary to cultivate the introspective ability to look within and recognize the value. This takes time, patience and also includes the need to accept and love each other with one’s limitations and defects.

Think of Maslow’s Pyramid: the central idea of this theory is that in each of us there is a hierarchy of needs, on which learning and conditioning are built through motivation.

Taking care of yourself can seem like a difficult thing, especially for those who are used to putting aside their own needs to fulfill other’s. Instead, taking time to take care of yourself is essential because it triggers a virtuous mechanism: taking care of yourself to take care of others.

How to take care of yourself: some concrete tips

Sometimes a few things are enough to feel good about yourself. Here are some tips to start taking care of yourself. To learn how to take care of yourself in everyday life you can:

  • plan a routine
  • follow a balanced diet
  • do physical activity, as they say mens sana in corpore sano
  • buy something new that you’ve wanted for a long time
  • read a good book
  • spending time in nature
  • take a walk
  • meet friends.

The key to self care is consistency. However, don’t be too hard on yourself if you can’t stick to your planned routine. Every day is a brand new opportunity to show up for yourself.

Be there for others

It is fundamental to choose to devote yourself to relationships that enrich and make you feel good, that give us back what we give in terms of time and affection. Taking care of yourself and of others becomes a single action to live with greater serenity and satisfaction.
Every human being exists, but also coexists with others: this underlines how much we need the other and how much the other needs us. How can we take care of others? The most precious things we can give are our time and our presence, therefore a smile, a gesture, a word. It is therefore important to ask how we can help, listen without judging and be close to the other person. All of this can be trivially summed up in two word: being there.

‍How Therapy can help!

Each of us, at least once, have felt lost, stuck and not aware of what we wants or feels necessary. In these cases, it often happens that the person feels they have a problem and that they are not feeling well, but they don’t know where to start to get better and improve their lives.

Through therapy you can build tools to achieve your own personal growth by working on low self-esteem and increasing self-empowerment. As a therapist I can help you identify your needs and priorities, noticing them and help them flourish.

Let’s show up for ourselves one more time!

Anxiety – Procrastination – Fear (_of failure_)

Felling anxious yet?

Good morning, another day in paradise!

Anxiety, what a terrible, terrible beast! Gosh I’m so happy I am not “anxiety” because I would have a lot of enemies. But what’s really anxiety all about? At the end of the day, it is the expression of some fears that are quite embedded in our own life experience. If we are anxious about doing something, if we’re feeling overwhelmed by anxiety, we shouldn’t try to get rid of anxiety or pathologizing it. Anxiety is there to tell us to be careful, because maybe in our life experience we have learned that if we fear a particular situation we won’t get in any trouble, whatever the trouble might be. Listening to our anxiety instead, it is helpful to understand where that anxiety is coming from. Having a mindful approach to anxiety is therefore one of the best ways to regulate it, instead of thinking of getting rid of it. It is not always easy to do by ourselves, that is why we often need professional help, or even simpler, we just need a good friend.

Also, if you are an anxious person, you might have found yourself that your anxiety can be a real pain when it comes to begin and finish something. You know it already! I’m talking about procrastination. This is another beast. When we talk about procrastinating projects and slowing ourselves down from reaching our goals, a lot of the time we hear things like: “You need more will power, you need to be more disciplined, read more stoic quotes ,LOL.” In reality, as science proved, there is no such a thing as will power. In fact, a lot of our actions are guided by the oldest part of our brain, which is located in the back of our head. That part of our brain contains our narratives so to speak, our visions of self. And it is also the part of our brain that regulates our emotions, including our survival mechanisms. When we procrastinate and we think that the willing power will save us, we’re asking the prefrontal cortex, also known as the youngest part of the brain, to summon some magic power. As science has proven, this young part of our brain doesn’t have the capacity to overcome our embedded and old narratives, unless dutifully trained.

Among other things, when we procrastinate, we are letting our anxiety in the way of succeeding. In other words, imposter syndrome! Yes, I know you know A+! And what are we gonna do about it? Well, oftentimes when we do not finish things, there are some reasons behind it, and it’s not necessarily laziness (I know some of you out there can be hard on themselves!). What if we do succeed at something, and even though a part of us is incredibly happy about succeeding, there may be another part of us that cannot tolerate success; that identifies success with something scary, even dangerous. Here we have two parts conflicting with each other. In this situation, anxiety serves us as a way to avoid having to deal with this pesky internal conflict. Wow, and we just thought we were lazy, huh?

Curious to learn more about anxiety yet?

Stay at-tuned.